“Con cattive leggi e buoni funzionari si può pur sempre governare, ma con cattivi funzionari le buone leggi non servono a niente”, diceva Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen, il celebre stratega prussiano, promotore di molte guerre del XIX secolo, celebre anche per la pizza guarnita con uova e pancetta.

Da tutt’altre posizioni circa guerre e affini gli replicava qualche tempo dopo il “Mahatma” Gandhi: “Una legge ingiusta rende ingiusto uno stato”.

Se però parliamo di una categoria particolare di “leggi”, ovvero le norme tecniche, non possiamo che essere decisamente d’accordo con entrambi. Quando poi si va a finire nel campo dell’accreditamento dei laboratori (uno “stato” decisamente ingiusto, per quanto i suoi araldi si riempiano la bocca di “imparzialità”, “equità” ed altri slogan) riusciamo anche a trovare, parafrasando Bismark, pessimi funzionari che vogliono a tutti i costi imporre pessime leggi (anzi, norme), come la ISO 29201. Pessimi ed ottusi, o forse ignoranti, nel senso originale del termine, circa i contenuti della norma suddetta.

Senza chiederci per ora se in generale l’incertezza di misura in microbiologia ha senso (ne parleremo in un prossimo articolo), andiamo allora ad esaminare nel dettaglio una pessima “legge” (norma) nel dettaglio: chissà che anche a qualcuno dei pessimi funzionari (ispettori) non si apra un po’ la mente, se capiterà loro di leggere questo testo. Una pessima norma che però ha ispirato molti venditori di corsi, fogli di calcolo, procedure complicate, che tentano di arricchirsi sulle spalle dei laboratori, complicando a proprio vantaggio cose che in realtà sono assai semplici. “Chi sa di essere profondo, si sforza di esser chiaro, chi vorrebbe sembrare profondo alla moltitudine, si sforza di esser oscuro” diceva Nietzsche.

Prima di arrivare al punto cruciale (il paragrafo 7.5 della norma: chi volesse saltare il resto dell’articolo, e della norma, può andare direttamente là) vediamo una serie di perle che, infilate una dietro l’altra come in una collana, mostrano e dimostrano quanto la norma sia stata scritta con i piedi, scollegando i neuroni, da gente lontanissima dalla realtà.

Divisioni per zero

Partiamo da una bella formuletta che troviamo al punto 3.2 dell’appendice E (formula E.3), appendice che tratta dell’incertezza in caso di conferme parziali:

La formula definisce l’incertezza relativa in caso di conferme parziali sulla base del numero di colonie presuntive totali conteggiate (nc), di quelle sottoposte a conferma (nz) e di quelle risultate positive alla conferma (nk).

Potrebbero essere zero le colonie risultate positive alla conferma? L’esperienza (per chi ne ha) dice di sì. Un po’ di matematica delle scuole medie, o forse elementari: il denominatore del termine a destra sotto radice diventa quindi zero e il termine stesso diventa una divisione per zero. È quindi impossibile calcolare l’incertezza nel caso di zero colonie presuntive confermate? O forse l’incertezza in questo caso non si applica o non si calcola? Siamo così sicuri che nel caso in cui, poniamo, il numero totale di colonie sia 100, il numero di quelle sottoposte a conferma sia 5 (come indicato da molti metodi), il numero di quelle confermate sia zero, non vi sia incertezza? L’estrazione a sorte di 5 colonie invece – poniamo – di 10, sempre con zero confermate, non influisce sull’incertezza? Chissà se gli autori della ISO 29201, oppure gli zelanti ispettori che pretendono l’applicazione della norma, ci sapranno rispondere…

“Pesate”???

Andiamo in crescendo con gli “esempi” (pessimi esempi!) dell’appendice G (“approccio all’incertezza in condizioni di riproducibilità intralaboratorio”). Al dunque: punto G.4.1.1, lettera a):

a subsample of 25 g was weighed into 225 g of diluent…

Sì, avete letto bene: VENTICINQUE GRAMMI. Un tipico esempio di situazione relativa all’analisi di acque. Proprio. Ah, le trappole del copia-e-incolla!

Il capolavoro si ripete in tabella K.1, nell’appendice K, laddove trattano di diluizioni e relativa incertezza. 25 grammi anche lì.

Conte impossibili

Interessante anche quanto riportato come esempio nella tabella L.1 dell’esempio 1 nel paragrafo L.2.2 dell’appendice L che tratta di incertezza del conteggio. Guardiamo bene i numeri, in questo caso:

Secondo i soloni dell’ISO per 10 piastre viene ripetuto il conteggio da parte di un operatore. Nelle due colonne L1 e L2 sono riportate (secondo loro) le letture ottenute, come semplice conteggio.

Non notate niente di strano?

Proprio niente?

Avranno forse usato, per analisi delle acque, piastre Petri da 140 mm di diametro? O, più probabilmente, avranno inventato dei numeri a caso? (Anche coi conteggi superiori a 80 non siamo comunque messi molto meglio, trattandosi di acque…)

Fantasia al potere

La perla più rara la si trova comunque nell’appendice M, dove si disquisisce degli effetti del posizionamento delle piastre o di altri supporti negli incubatori (e finanche nelle pile) e della durata dell’incubazione. Gli “esperti microbiologi” della commissione ISO dovevano evidentemente mostrare al popolo che questi effetti possono essere terribili e devastanti. Così hanno infilato dei numerini a caso nella tabella M.2 e nella tabella M.3:

In entrambi i casi (dicono) sono stati variati il ripiano (shelf), la zona del ripiano (area) e persino la posizione nella pila di piastre, variando inoltre i tempi di incubazione (come si vede, da 18 a 22 ore).

Guardiamo i numeri dei conteggi, facendo finta di non vedere che sono, nel secondo esempio, quasi tutti superiori a 80 (in questo caso dicono ESPLICITAMENTE che si tratta di conteggi su membrana filtrante: pazienza, se ci si stringe un po’ c’è posto per tutti). Secondo questi geni incompresi è possibile una variazione nel numero di colonie conteggiate da 20 a 54 nel primo caso e da 61 a 162 nel secondo, soltanto per effetto della posizione e del tempo di incubazione. Oltre il 150%!

Probabilmente i geni utilizzano nei loro laboratori degli scatoloni di cartone ondulato collegati ad un phon per incubare le piastre. Più probabilmente in un laboratorio ci hanno messo piede solo quella volta in cui hanno consegnato il loro CV per essere poi immediatamente cacciati, dopo un rapido sguardo alla loro espressione facciale da parte dei laboratoristi.

Che fare? (per i laboratoristi)

Dichiarare guerra ai “pessimi funzionari”, come Bismark fece con l’Austria nel 1866, vincendo in 15 giorni? Adottare il metodo gandhiano della Satyagraha? Noi abbiamo qualche idea, ma non vogliamo influenzare nessuno…

La “legge” di cui parlava Gandhi, quella che “rende ingiusto uno stato” è in questo caso la ISO 29201. Esiste però un punto della ISO 29201 da salvare. Questo. L’ultimo:

No, il titolo del paragrafo non ha che fare con la psichiatria e non si riferisce agli autori degli esempi precedentemente citati, riportati nelle appendici.

È solo sbagliato. Il titolo, il testo invece è buono. Beh, quasi tutto buono, alla fine dell’opera saranno stati stanchi.

I “casi limite” sono in realtà i casi più comuni, quelli che rappresentano la quasi totalità delle situazioni in microbiologia delle acque.

Le “componenti che dominano l’incertezza combinata” sono PRATICAMENTE SEMPRE quelle della distribuzione di Poisson (bassi conteggi su acque per consumo umano o di piscina) e quelle della conferma parziale (ad esempio per Legionella). In questi casi

“NO EXPERIMENTAL WORK IS REQUIRED”

La stima dell’incertezza è ottenuta DIRETTAMENTE DEI RISULTATI STESSI, assumendo come distribuzione Poisson o altre a priori (MPN, conferme), dice la norma. Vale per microrganismi indicatori. In questi casi vedere ISO 8199, dice sempre la norma (sorvoliamo sul riferimento a “materiali in polvere”, evidentemente dettato da stanchezza, essendo alla fine del testo normativo, o forse da ubriachezza: siamo buoni).

E allora perché certi “cattivi funzionari” (quelli citati da Bismark, nel nostro caso alcuni ispettori tecnici) insistono a perseguitare i laboratori con la richiesta molesta, la cui soddisfazione è onerosa oltre che inutile, di determinare sperimentalmente l’incertezza con le famigerate prove in doppio su 30 campioni? (Fra l’altro, un minimo di 30 campioni è RACCOMANDATO, vedere punto 6.1 della norma, pagina 8, ma negli esempi di appendice F, un’appendice NORMATIVA, i campioni SONO SEI, non 30, come nell’esempio F.5.1. Eppure gli aguzzini infieriscono: sappiamo di rilievi fatti perché le prove erano state fatte SOLO su dieci campioni.)

Non avranno letto? Saranno essi stessi membri della commissione ISO? Saranno essi stessi “borderline cases”? Saranno forse in altre sedi venditori di corsi, fogli di calcolo, consulenza su come complicare le cose? (Di imparzialità parleremo in un altro articolo.) Saranno in malafede? Saranno tradizionalisti, amanti del “si era sempre fatto così”? Saranno ottusi e basta? Non lo sappiamo, non vogliamo saperlo. Non ci interessa. Non ci interessiamo di psicologia, psichiatria, criminologia. Ci interessa una cosa, che ripetiamo:

“NO EXPERIMENTAL WORK IS REQUIRED”

Cari “funzionari”: segnatevelo. Leggete la norma. Leggete il punto 7.5, anche se è l’ultimo. Non importunate più con richieste moleste la gente che lavora. Date retta a Bismark: diventate “buoni funzionari”, anche con una cattiva norma si potrebbe così governare. Vi offriremo una pizza con uova e pancetta.

 

Graditi i commenti, sotto.

Per chi vuole approfondire il tema, e magari vuole avere l’esempio di cosa scrivere in manuale qualità e procedure, se ne parla qui.