Cigni neri, fallimenti, esperti autonominati e saggi stoici. Interessante, ma che c’entra l’analisi dei rischi nei laboratori?

A volte i fenomeni del mondo si allineano in modo curioso. Capita per esempio di leggere uno degli ultimi libri di Nassim Nicholas Taleb, un saggio (sia lui che il libro), intitolato “Antifragile (prosperare nel disordine)”, come sempre preziosa fonte di ispirazione per la vita e per il lavoro (proprio in quest’ordine) e, quasi contemporaneamente, di ricevere quasi clandestinamente del materiale di un corso (relativamente famoso) sull’analisi dei rischi nei laboratori.

Materiale che sarebbe prontamente (e doverosamente) finito nel cestino elettronico, non fosse che poco prima si era letta una frase assai interessante del buon Taleb.

Questa (pag. 22 del libro):

Antifragile

“Il rischio non è misurabile (tranne che nei casinò e nella testa di chi si autodefinisce “esperto del rischio”).

Parole sante.

E ancora, a pag. 26 del libro:

Antifragile

“Solo alcuni economisti ed altri folli… incantando i creduloni”.

Musica per queste orecchie.

Taleb (qui qualche informazione su di lui) è un mio quasi coetaneo, flâneur, filosofo, statistico eminente, seguace dell’ultimo degli stoici, Seneca. Anch’egli, come me, ha operato in un settore di cui le persone per bene diffidano, per poi redimersi dopo aver guadagnato a sufficienza (nel suo caso i giochi di borsa, nel mio l’attività di ispettore sui laboratori).

Chiaramente egli è giustamente più ricco e famoso di me, avendo avuto molto più coraggio di me nel mandare a quel paese sedicenti “esperti” di varia natura e mirando molto più in alto di me. Per fare un esempio, questo signore:

Costui assomiglia (nell’aspetto fisico e nell’abbigliamento) a certi loschi figuri del mondo dell’accreditamento ma è in realtà molto più importante di loro (anche se probabilmente tutti costoro hanno la stessa immotivata ed esagerata considerazione di sé).

Si tratta di Alan Greenspan, già presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti, di cui non vi parlerò (ne sparla egregiamente il buon Nassim Taleb in diversi suoi libri, a cui vi rimando). Riferisco solo che, come dice Taleb, costui è stato complice o peggio artefice della grande crisi economica del 2007:

Antifragile

Notiamo però la fondamentale differenza di aspetto tra costui e Taleb:

Nassim Nicholas Taleb

Non credo che ci sarebbero dubbi per chiunque, nello scegliere da chi comprare un’auto usata (perdoniamo a Taleb il cartellino al collo, tutti abbiamo delle debolezze).

Eppure, quando si tratta di comprare corsi di formazione sull’analisi dei rischi, molti purtroppo tendono a rivolgersi a soggetti più simili a Greenspan (anche fisicamente), abili nell’arruffare numeri e mistificare la statistica, abusando di grafici colorati, che non a seguire corsi (vagamente) ispirati al Taleb-pensiero (come questo e questo), oppure, forse meglio ancora, a non seguire alcun corso e seguire invece la propria strada e il buonsenso.

Ma torniamo per un attimo al materiale clandestinamente ricevuto, prima di destinarlo al suo luogo di elezione: il cestino elettronico. Nell’ordine troviamo:

  • Una procedura di una quindicina di pagine sull’analisi dei rischi relativi ai processi, fornita di cartigli vari, liste di distribuzione, tabella delle revisioni (tutta roba che andava bene ai tempi del ciclostile ma che fa solo perdere tempo nell’era informatica, come si spiega meglio in questo corso). Procedura che, pur riferita alla “FMEA” (le sigle misteriose hanno sempre un certo fascino: Failure Mode and Effect Analysis, ovvero Analisi delle modalità di guasto e degli effetti) come descritta nella norma CEI 60812:2018, pare costruita su un certo fraintendimento del punto B.2.3 della norma citata. Difatti viene trascurato il fatto che la norma richiede che, in caso di valutazione della probabilità in termini semiquantitativi, si faccia riferimento a frequenze rilevate. Frequenze rilevate ed espresse possibilmente con scale logaritmiche, come questa:

(cosa che la pregevole e prolissa procedura non prevede, indicando invece vaghi riferimenti lasciandoci nel dubbio circa la differenza tra “più volte nell’anno”, ovvero almeno due, e “sporadico”, e che i fogli di calcolo colorati non fanno)

  • Una serie di fogli di calcolo molto colorati e farciti di valutazioni pseudoquantitative sulla probabilità dei rischi che, ad occhio e croce, richiedono un paio di settimane per la compilazione iniziale oltre a una settimana per ogni aggiornamento. Ah, i fogli non sono validati. I fogli paiono molto adatti per l’uso in una multinazionale dotata di un apposito “Ufficio Compilazione Fogli di Calcolo”, quando si sa che il 90% dei laboratori accreditati impiega meno di 10 persone, ognuna alle prese con una serie innumerevole di cose da fare, più serie e più urgenti.
  • Piccola nota: i fogli prevedono una valutazione del rischio legato all’operatore basato sul medievale concetto di “qualifica” del personale, roba ormai ampiamente superata dalla ISO 17025 a partire dalla edizione del 2017, del tutto inadatta al contesto dei laboratori chimici e microbiologici (per un approccio alternativo, quello della “bicicletta”, si può approfondire con questo corso).
  • Una serie di opuscoli, libercoli, lucidi e presentazioni, colorati come e quanto i fogli, o forse più.

Probabilmente può bastare.

Ricordiamoci soltanto un fatto: l’approccio quantitativo o semiquantitativo ha bisogno di una base solida e consistente di dati storici propri dello specifico contesto. Del tipo di quelli che può fornire l’INAIL per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro o di quelli a disposizione delle compagnie assicurative quando calcolano il premio che dobbiamo pagare per la RC auto o per un’assicurazione infortuni o sulla vita. Se no è un noioso e pericoloso gioco di società.

I laboratori NON HANNO a disposizione dati statistici sensati su quello che di spiacevole può loro capitare (cose come sbagliare SUL SERIO un’analisi importante, veder fuggire il responsabile qualità con tutta la documentazione di sistema, finire sotto indagine giudiziaria per le fantasiose interpretazioni di qualche zelante magistrato, perdere il cliente più importante per colpa della concorrenza).

Allora, se non vogliamo fare la fine di chi fino al 2007 ha dato retta a Greenspan, come questi nella foto,

cerchiamo di stare alla larga dall’approccio pseudoquantitativo all’analisi dei rischi. Del resto la IEC 60812 ce lo suggerisce dall’inizio, proprio come Taleb, invitandoci a concentrarsi sulle conseguenze (gravità dell’impatto, sua estensione), non sulle probabilità, incalcolabili e non stimabili, in particolare per gli eventi rari:

Antifragile

E poi, perché complicarsi inutilmente la vita con calcoli e procedure astruse?

Come dice Seneca: Numquam parum est quod satis est.

Non è mai poco quello che è abbastanza. E l’approccio QUALITATIVO all’analisi dei rischi, quello che da sempre i laboratoristi adottano, è certamente abbastanza.

Qualche altra citazione da “Antifragile” qui.

Massimo Tarditi, 22 febbraio 2023