(a cura del dott. Leonardo de Ruvo, dottore in tecnologie alimentari, collaboratore dello Studio Arclab)

MA CHE CONFUSIONE QUESTI ENTEROCOCCHI
 
Enterococchi e streptococchi fecali sono la stessa cosa?
Proviamo a rispondere al quesito, rigorosamente male come solo noi sappiamo fare.
Cominciamo con una piccola precisazione: tutta questa confusione è originata dal fatto che la classificazione degli enterococchi è stata oggetto di diverse revisioni negli ultimi 30 anni e alcune norme/metodi di prova contengono riferimenti tassonomici obsoleti.
 
COSA SONO GLI ENTEROCOCCHI
 
Gli enterococchi (EC) sono batteri Gram-positivi, catalasi ed ossidasi-negativi, asporigeni, appartenenti al genere Enterococcus, a sua volta compreso nel gruppo dei batteri lattici.
Sono probabilmente tra i batteri lattici più controversi e la loro classificazione ad oggi non è ancora da considerarsi esaustiva.
D’altro canto è risaputo che quando i microbiologi non sanno cosa fare, allora si mettono a riclassificare roba qua e là.
Un po’ come i metrologi che per noia danno quindici definizioni diverse alla stessa cosa.
Detto questo procediamo con lo spiegone:
Gli EC sono mesofili con capacità di crescere (con qualche eccezione) tra 10 e 45°C (1), pH tra 4,4 e 9,6 e in presenza di elevate concentrazioni di sale pari al 6,5% (2).
L’ optimum di temperatura é generalmente vicino ai 35°C.
Altre caratteristiche di interesse, utili da ricordare al fine di operare le dovute distinzioni rispetto ad altri microrganismi, sono:
– una termoresistenza più spiccata rispetto agli streptococchi, che consente di sopravvivere a trattamenti termici pari a 60°C per 30 minuti (su tale aspetto esiste un certo dibattito, 3);
– La capacità di idrolizzare l’esculina* in presenza di sali biliari (4) (caratteristica che viene sfruttata ad esempio nel metodo di prova ISO 7899-2 riguardo la conta degli enterococchi nelle acque destinate al consumo umano, citato dal d.lgs. 31/2001 e s.m.i. e dal DM del 10.02.2015 sui criteri microbiologici delle acque minerali).
*esculina è un glucoside che si estrae dall’ippocastano, una pianta che deve la sua origine alla fusione tra ippopotamo e castagno.
Tale sodalizio è stato concepito come artifizio per placare quell’arma di distruzione di massa nota anche come ippopotamo, che pare trovare sollazzo accoccolandosi con il castagno.
 
ENTEROCOCCHI E STREPTOCOCCHI FECALI
 
Ad oggi permane una certa sovrapposizione concettuale tra enterococchi e streptococchi fecali, in ragione delle precedenti classificazioni tassonomiche.
Una sovrapposizione concettuale che è possibile rilevare durante un qualsiasi pranzo di famiglia o di lavoro.
É una questione delicata, ne va dell’equilibrio del Paese, la tensione è palpabile.
Vediamo il perché di questa confusione.
Gli streptococchi sono suddivisi in diversi gruppi sulla base delle caratteristiche antigeniche (suddivisione anche chiamata classificazione di Lancefield, 4).
Questa classificazione ha dato origine a diversi gruppi sierologici, tra cui il gruppo D o gruppo degli STREPTOCOCCHI FECALI, nel quale comparivano appunto gli enterococchi (non ancora riconosciuti come tali).
Tale inclusione è durata idealmente fino al 1984, quando questi microrganismi hanno subito nuova classificazione tassonomica e sono diventati membri del genere Enterococcus (4).
Questo passaggio ha quindi comportato all’aggiornamento dei nomi di numerose specie di interesse igienico-sanitario:
Streptococcus faecalis, Streptococcus faecium, Streptococcus avium e Streptococcus gallinarum sono quindi diventati rispettivamente Enterococcus faecalis, Enterococcus faecium, Enterococcus avium e Enterococcus gallinarum (5).
Molti microbiologi hanno deciso di cambiare mestiere dopo aver appreso questa notizia, altri hanno ripiegato sulle bevande alcoliche.
Questa rivoluzione tassonomica ha de facto sancito la distinzione formale tra i due gruppi di microrganismi.
Ci sono però altre differenze che dovrebbero essere tenute debitamente in considerazione, ovvero:
1) Non tutti gli streptococchi gruppo D sono però diventati enterococchi: alcune specie come Streptococcus bovis e S. equinus sono rimasti fedeli al genere Streptococcus;
2) S. bovis e S. equinus non sono in grado di crescere a 10°C o in presenza di pH pari a 9,6 o in terreni contenenti una concentrazione di NaCl pari al 6,5%; in sostanza tutti quei parametri di crescita che caratterizzano gli enterococchi (4).
In aggiunta molti ceppi di queste specie sono inibiti dalla presenza di azide sodica (4) (componente del terreno di coltura previsto dal metodo ISO 7899-2);
3) Non tutti gli enterococchi presentano caratteristiche sierologiche del gruppo D, come ad esempio Enterococcus cecorum, E. pseudoavium, E. dispar e E. sulfurens (6).
 
TUTTO QUESTO FILOTTO A COSA SERVE?
 
Serve come risposta alla domanda posta all’inizio del post:
in ragione delle differenze riportate enterococchi e streptococchi fecali (o streptococchi gruppo D) NON sono la stessa cosa.
 
CURIOSITÀ
 
Ulteriore confusione è generata dall’esistenza del gruppo degli enterococchi intestinali, così come definiti dalla norma ISO 7899-2, e la possibile sovrapposizione con gli streptococchi fecali*
Una sovrapposizione che può essere concettualmente accettabile da un punto di vista pratico e forse anche da un punto di vista normativo.
*Leggendo l’introduzione alla ISO, il metodo permette tavolta di rilevare anche le specie S. equinus e S. bovis.
Nel decreto legislativo 31/2001 e ss.mm.ii. tra i criteri microbiologici sono indicati gli Enterococchi con riferimento al metodo di analisi ISO 7899-2.
Il riferimento allo stesso metodo lo ritroviamo anche nel DM del 10 febbraio 2015 “Criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali”, solo che non si parla di enterococchi intestinali, bensì di streptococchi fecali.
Stesso metodo di prova, stessa tecnica, due nomi diversi per il parametro da ricercare.
Diteci voi se tutto questo non genera confusione.
 
BIBLIOGRAFIA:
(1) Svec, P., Devriese, L.A., Sedlacek, I., Baele, M., Vancanneyt, M., Haesebrouck, F., Swings, J., Doskar, J., 2001. Enterococcus haemoperoxidus sp. nov. and Enterococcus moraviensis sp. nov., isolated from water. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology 51,1567–1574.
(2) Vancanneyt, M., Zamfir, M., Devriese, L.A., Lefebvre, K., Engelbeen, K., Vandemeulebroecke, K., Amar, M., De Vuyst, L., Haesebrouck, F., Swings, J., 2004. Enterococcus saccharominimus sp. nov., from dairy products. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology 54,2175–2179.
(3) Martìnez-Murcia, A.J., Collins, M.D., 1991. Enterococcus sulfureus, a new yellow-pigmented Enterococcus species. FEMS Microbiology Letters 64,69– 74.
(4) APHA (American Public Health Association). (201). In F. P. Downes & K. Ito (Eds.), Compendium of methods for the microbiological examination of foods (5th ed.). Washington, DC: American Public Health Association.
(5) M.R. Foulquie Moreno, P. Sarantinopoulos, E. Tsakalidou, L. De Vuyst, The role and application of enterococci in food and health, International Journal of Food Microbiology 106 (2006) 1 – 24.
(6) Hardie, J.M., Whiley, R.A., 1997. Classification and overview of the genera Streptococcus and Enterococcus. Society for Applied Bacteriology Symposium Series 26, 1S– 11S