Durante la diretta del corso sulla nuova ISO 7218 (trovate qui il link per info e iscrizione https://arclab.it/prodotto/nuova-uni-en-iso-7218-2024/) è stato posto il quesito riguardo l’obbligo, per i laboratori di microbiologia, di rivolgersi a produttori accreditati secondo la ISO 17034 per l’acquisto dei ceppi microbici.

Riguardo tale aspetto si rendono necessari alcuni chiarimenti, poiché l’ambito delle analisi microbiologiche ha dei requisiti differenti rispetto a quello delle analisi chimiche, sia in termini di rigore metodologico che di riferibilità metrologica.

A proposito di ceppi e materiali di riferimento certificati (CRM), è interessante sottolineare che questi sono indirettamente trattati dal documento ILAC P10 sulla riferibilità metrologica (lo trovate qui https://ilac.org/publications-and-resources/ilac-policy-series/)

In particolare, un passaggio del documento ILAC P10 è di interesse rispetto al caso specifico, ovvero quello della nota 4:
“Note 4: When metrological traceability to solely SI units is not appropriate or applicable to the application, a clearly defined measurand should be selected.
Establishing metrological traceability therefore includes both the proof of identity of the property measured and the comparison of the results to an appropriate stated reference.
The comparison is established by ensuring the measurement procedures are properly validated and/or verified, that measuring equipment is appropriately calibrated and that conditions of measurement (such as environmental conditions) are under sufficient control to provide a reliable result.”

Alcuni elementi rilevanti della nota che è necessario sottolineare:
1) le ufc (come MPN e le unità genomiche) non sono unità base del sistema internazionale di misura, e neanche unità derivate (https://www.bipm.org/en/measurement-units/si-base-units)

2) in base al punto 1, non è obbligatorio rivolgersi a produttori di materiali di riferimento (RMP) accreditati secondo la ISO 17034 o istituti metrologici designati (NMI)

3) si rende quindi necessaria la scelta di un riferimento appropriato.

A proposito del punto 3, secondo quanto riportato al punto 3.5 del documento LAB31, a cura dell’ente di accreditamento del Regno Unito (UKAS, trovate qui il documento https://www.ukas.com/wp-content/uploads/schedule_uploads/759162/LAB-31-Use-of-Culture-Media-Procured-Ready-To-Use-or-Partially-Completed-and-Diagnostic-Test-Kits-in-Microbiological-Testing.pdf), per i controlli sui terreni è sufficiente anche l’utilizzo di ceppi provenienti da collezioni riconosciute a livello internazionale (ATCC, NCTC, etc.).
Di seguito il passaggio di interesse:
“Conformance with ISO/IEC 17025 and/or ISO 15189 necessitates use of control strains (i.e.
reference materials) traceable to certified materials, where possible. Using cultures obtained
from a recognised national culture collection or from a reference materials producer accredited
to ISO 17034 would provide a suitable level of assurance. In-house maintenance of control
cultures must guard against contamination and deterioration. Guidance on the preservation and
handling of control strains may be found in ISO 11133. If microbiological certified reference
materials (CRMs) are used, they should comply with the definition for CRMs given in ISO Guide
30 and need to contain an appropriate assigned number of organisms.”

In ragione di quanto sopra discusso, non è necessario rivolgersi a produttori accreditati ISO 17034 per i ceppi impiegati dai laboratori che eseguono analisi microbiologiche.

Più chiaro di così.

Altro aspetto di rilievo:
i laboratori utilizzano i ceppi per il controllo dei terreni (es. ISO 11133) ed eventualmente per la contaminazione dei campioni per le sperimentazioni secondo ISO 16140-3 e ISO 19036.
Sia nel primo che negli altri casi i ceppi non sono impiegati per il confronto rispetto ad un valore di riferimento stabilito a priori, e in ragione di ciò, non c’è l’esigenza di avere un valore “vero” da certificato per la valutazione dello scostamento (da dire che in microbiologia il valore “vero” è più un sogno di una notte di mezza estate).

La stessa ISO 16140-3 richiede la stima del bias per la verifica degli articoli alimentari, ma il valore di confronto è quello associato all’inoculo e non da certificato del materiale di riferimento.
Per la stima del LOD50, invece, la 16140-3 prevede l’impiego di materiali di riferimento, senza specificare il dettaglio rispetto alla certificazione del materiale (concentrazione del CRM che poi alla fine tocca comunque ri-determinare in laboratorio poiché il valore riportato sul certificato del materiale si può discostare, anche grandemente, dal valore misurato dal laboratorio).
Inoltre, si tratta di una possibilità (v. protocollo 3) e non è da intendersi come vincolante.

Se poi vogliamo mettere altra carne al fuoco, anche la nuova edizione della 7218 del 2024 non richiede l’uso di materiali di riferimento ottenuti da produttori accreditati secondo la 17034.

La guida Eurachem AML, al punto 8.5, suggerisce l’uso dei CRM coperti da accreditamento da 17034, ma senza alcune pretesa di vincolo o prescrizione (citata testualmente):
“It is recommended that reference materials are supplied from producers who are accredited against ISO 17034”.
(la guida Eurachem AML del 2023 la trovate a questo link: https://www.eurachem.org/index.php/publications/guides/microbiol)

Attualmente la norma che prevede, ma non come esclusiva, l’uso di ceppi a titolo noto come CRM è la ISO 7704:2023 per il controllo delle membrane filtranti in microbiologia delle acque, norma applicabile all’uso delle membrane in associazione con il terreno per le determinazioni quantitative (per tale motivo non è applicabile alla tecnica di concentrazione e lavaggio per Legionella spp e alle prove qualitative come quelle per Salmonella secondo la ISO 19250).

Fun fact: La nota 4 del documento ILACP10 non è richiamata nel documento RT-08 Accredita, rev05 EC1, che invece riporta direttamente la nota 5.

PS Proprio sulla microbiologia, a domanda chiara, si è avuta risposta altrettanto chiara in occasione dei recenti incontri (v. incontro di Verona con i laboratori accreditati del 2023), dall’ing. Rosalba Mugno, direttore del dipartimento tarature di Accredia: al momento la riferibilità metrologica in questi casi NON È APPLICABILE (e non lo è nemmeno per le analisi qualitative, non solo in microbiologia). Ci stanno lavorando su. Quindi, per adesso, sappiamo come rispondere ai fenomeni che ci chiedono la certificazione ISO 17034 dei ceppi microbici. E, se insistono, riserve e reclami!