(a cura del dott. Leonardo de Ruvo, dottore in tecnologie alimentari, collaboratore dello Studio Arclab)

I RESIDUI DI FARMACI VETERINARI NEL MIELE, UNA QUESTIONE COMPLESSA

Leggendo il report EFSA del 2019 sui residui di farmaci veterinari negli alimenti, si nota un dato abbastanza particolare sul miele.
Il report infatti evidenzia un tasso di non conformità dello 0,98% per quanto riguarda i residui di farmaci veterinari nel miele, leggermente più alto rispetto alla media dei residui rilevati per gli altri prodotti di origine animale (0,14%) (qui il report: https://www.efsa.europa.eu/it/supporting/pub/en-1997)

Occorre quindi un minimo di contesto al fine di poter comprendere questo dato, considerato che la questione dei residui di farmaci veterinari nel miele e nei prodotti dell’alveare (es. propoli, pappa reale) è davvero parecchio complessa.

IL MIELE

Prima di procedere con le opportune spiegazioni è sempre utile partire dalle definizioni, così da circostanziare adeguatamente la questione (non è un caso se le definizioni o i riferimenti ad esse si trovano quasi sempre nei primi articoli delle norme).

Secondo l’articolo 1 del decreto legislativo 179/2004, che recepisce a livello nazionale la direttiva CE 2001/110/CE, “Per «miele» si intende la sostanza dolce naturale che le api (Apis mellifera) producono dal nettare di piante o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle sostanze secrete da insetti succhiatori che si trovano su parti vive di piante che esse bottinano, trasformano, combinandole con sostanze specifiche proprie, depositano, disidratano, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare.”

Le caratteristiche del miele da un punto di vista fisico-chimico devono rispettare le disposizioni di cui all’allegato dello stesso decreto, tra cui tenore di zuccheri, tenore di acqua, acidità libera e via discorrendo.

In termini merceologici e di sicurezza alimentare il miele è considerato come un prodotto di origine animale, quindi devono essere soddisfatte le disposizioni contenute nel Reg. CE 853/2004 che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale (il miele è citato nel Reg. CE 853/04 al punto 8.1 dell’allegato I).

LE API E I TRATTAMENTI VETERINARI

Dato che il miele è un prodotto di origine animale e le api sono considerate come animali produttori di alimenti, può verificarsi talvolta che ci siano residui di farmaci veterinari anche in questo tipo di alimento, dato che le api possono essere colpite da malattie infettive e parassitarie.
Esistono malattie delle api adulte, malattie della covata e malattie che interessano sia le api adulte che la covata.

Le principali malattie che colpiscono le api e che sono soggette a notifica secondo quanto previsto dall’Ufficio Internazionale delle Epizoozie (Animal Health Code of the Office International of the Epiizoozie – OIE) sono (1):
– Varroasi (dovuta all’acaro Varroa destructor);
– Peste americana (American Foulbrood – AFB, dovuta al Paenibacillus larvae);
– Peste Europea (European Foulbrood – EFB, dovuta al batterio Melissococcus plutonius)
– Aethinosi (malattia parassitaria dovuta al Piccolo Coleottero dell’alveare o Small Hive Beetle – SHB)
– Tropilaelapsosi (malattia dovuta agli acari Tropilaelaps spp.).

La peste americana, Aethina tumida (scarabeo dell’alveare) e Tropilaelaps sono invece malattie soggette a denuncia solo nell’Unione Europea ai sensi del regolamento (CE) n 1398/2003, che modifica l’allegato A della direttiva 92/65/CEE (1).

La presenza di queste ed altre malattie delle api ha diverse implicazioni, anche in termini di oneri che gravano sull’apicoltore; laddove necessario bisogna quindi procedere con opportuno trattamento veterinario (le questioni relative a trattamenti veterinari e loro modalità di effettuazione nel settore apistico sono davvero molto complesse, richiedono ampia trattazione e per ragioni di lunghezza del post non potranno essere discusse in questa sede).

I FARMACI VETERINARI E I LIMITI MASSIMI DI RESIDUI (LMR)

Il trattamento con farmaci veterinari implica quindi la possibilità che ci siano dei loro residui nei prodotti dell’alveare, e qui cominciano i problemi a livello normativo.
Allo stato attuale a livello di Unione Europea i LMR* per antibiotici e sulfamidici relativi alla matrice miele ed alle altre matrici dell’alveare NON sono stati fissati, e stando a quanto contenuto nel parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (1), potrà essere previsto un loro impiego con il sistema della cascata solo se un veterinario responsabile preveda un periodo di sospensione in grado di non rinvenire residui nei prodotti dell’alveare dopo l’uso (tempo di attesa pari a zero giorni).

Al momento tra i medicinali veterinari registrati in UE per le api ci sono i farmaci antivarroa e nel 2016 la Francia ha chiesto all’EMA la definizione del primo LMR nel miele per la fumagillina (antibiotico utilizzato per la lotta alla malattia causata dall’agente Nosema spp, che ha causato gravi perdite in Spagna negli scorsi anni, 2).
*a livello di UE i LMR sono definiti dal Reg. UE 37/2010 “concernente le sostanze farmacologicamente attive e la loro classificazione per quanto riguarda i limiti massimi di residui negli alimenti di origine animale”

In Italia, in mancanza di apposita normativa comunitaria e in assenza di LMR definiti in tale matrice per gli antibiotici, e tenuto conto del parere del Consiglio Superiore di Sanità del 13 febbraio 2008 (1), sono adottati come limiti le concentrazioni o limiti di rilevabilità** che rappresentano le prestazioni minime che i laboratori devono garantire nell’ambito delle attività di controllo.
**Per i residui di medicinali veterinari autorizzati (cat. B. DL.gs. 158/2006) per le matrici per le quali non sono previsti LMR, il livello di dichiarazione di non conformità potrebbe ragionevolmente corrispondere alla concentrazione rilevabile da tutti i laboratori con un livello di fiducia statisticamente accettabile

LA PRESENZA DI ANTIBIOTICI DOVUTA A CONTAMINAZIONE AMBIENTALE

Oltre all’impiego diretto, la presenza in particolare di antibiotici nel miele può essere correlata alla presenza e alla diffusione di queste sostanze nell’ambiente.
Tale aspetto, sulla base di quanto valutato dal CNSA, risulta però difficilmente quantificabile.
Lo stesso CNSA infatti chiarisce che (1): “In merito al rischio ambientale si ha consapevolezza che gli antibiotici utilizzati in medicina umana ed in misura minore somministrati agli animali, inevitabilmente passano nell’ambiente ed è plausibile che vi permangano attivi per un tempo prima che vengano degradati esercitando una pressione di selezione per i fattori di resistenza in specie batteriche presenti nei comparti contaminati. È pertanto plausibile che alla presenza di residui nel miele, dovuta a trattamenti se ne aggiunga una non quantificabile con i dati disponibili di origine ambientale.”

A ciò si potrebbe aggiungere anche il contributo derivante dal saccheggio di altri alveari trattati, ma i dati a disposizione non sono sufficienti per quantificare neanche questo elemento.

BIBLIOGRAFIA:

(1) Sezione sicurezza alimentare – CNSA (comitato nazionale per la sicurezza alimentare), Parere n.16 del 30 novembre 2016, “Parere sul rischio ambientale, sanitario e di sicurezza alimentare legato all’utilizzo di farmaci contenenti antibiotici destinati alla terapia di malattie nelle api.”

(2) Botías, C., Martín-Hernández, R., Barrios, L. et al. Nosema spp. infection and its negative effects on honey bees (Apis mellifera iberiensis) at the colony level. Vet Res 44, 25 (2013)