(a cura del dott. Leonardo de Ruvo, dottore in tecnologie alimentari, collaboratore dello Studio Arclab)

IL BOTULISMO INFANTILE
 
Il botulismo infantile, riconosciuto e descritto per la prima volta in California nel 1976, è causato dalla produzione di tossina nel lume intestinale di lattanti con età inferiore ad un anno.
La malattia è provocata da particolari batteri come Clostridium botulinum e più raramente da Clostridium butyricum o Clostridium baratii.
Diversamente dal botulismo alimentare, che comporta l’ingestione di una tossina preformata negli alimenti, nel botulismo infantile la produzione della tossina avviene a livello intestinale.
 
Come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità (1), le spore di questi clostridi produttori di tossine botuliniche, in conseguenza dell’immaturità della flora intestinale dell’ospite e quindi della scarsa competizione batterica, possono germinare, moltiplicarsi e produrre tossina.
La maturazione del microbiota intestinale gioca quindi un ruolo cruciale: la flora intestinale dei neonati, come dimostrato da prove in modelli animali, non riesce a prevenire la colonizzazione dell’intestino da parte dei clostridi neurotossigeni (2).
 
La tossina viene quindi assorbita dalla mucosa e, attraverso il circolo sanguigno, raggiunge le terminazioni nervose periferiche, dove bloccando il rilascio dell’acetilcolina, impedisce la trasmissione nervosa.
La malattia si manifesta con una paralisi flaccida simmetrica discendente, caratteristica di tutte le forme di botulismo.
 
I FATTORI PREDISPONENTI
 
Allo stato attuale il fattore SICURAMENTE predisponente per il botulismo infantile è l’età:
la maggior parte di casi interessa bambini di età inferiore a 6 mesi (il più piccolo aveva 58 ore) e tutti al di sotto dell’anno.
Questo implica che adulti e ragazzi sani ingeriscono normalmente spore di Clostridium botulinum senza sviluppare la malattia (e questo capita con una moltitudine di alimenti come le conserve pastorizzate e acidificate, prodotti dell’alveare, prodotti ittici, etc.).
 
Lo studio dei fattori che possono influenzare la composizione del microbiota ha naturalmente individuato il ruolo centrale della dieta (3).
Il microbiota dei neonati è costituito da un minor numero di specie batteriche e la prevalenza dei vari microrganismi dipende in parte dal tipo di allattamento del neonato: solo materno, solo artificiale o misto.
Inoltre, la composizione del microbiota si modifica nel tempo soprattutto con l’aggiunta alla dieta di alimenti solidi. In effetti, la maggiore incidenza dei casi si concentra proprio all’inizio dello svezzamento (3).
 
Il normale microbiota del neonato contiene alcune specie di batteri, principalmente appartenenti ai generi Bifidobacterium e Bacteroides, che in vitro possono inibire la moltiplicazione del C. botulinum.
Tuttavia, diversi studi epidemiologici non hanno rilevato una chiara relazione causa-effetto tra il tipo di dieta e l’insorgere della malattia (3).
 
Oltre all’età, secondo l’Istituto Superiore di Sanità (1) altri fattori di rilievo nell’insorgenza della malattia sono rappresentati dal:
1) rallentamento del transito intestinale, che può favorire la colonizzazione delle spore.
2) ingestione di miele, alimento noto come fonte di spore
3) ambiente, come suolo, polvere, che gioca un ruolo cruciale come fonte di spore.
 
IL RUOLO DEL MIELE
 
Tra le fonti alimentari implicate nei casi di botulismo infantile si ritrova il miele.
Il miele, definito a livello normativo all’articolo 1 del d. lgs. 179/2004, può contenere le spore dei clostridi produttori di tossine botuliniche.
In questo prodotto, tuttavia, le spore non sono in grado di germinare, svilupparsi e produrre tossine dato il basso valore di attività dell’acqua correlato all’elevato tenore di zuccheri tipicamente presenti in questo alimento (stando a quanto riportato dalle tabelle CREA di composizione degli alimenti, il tenore in zuccheri solubili è di circa 80 g su 100 g di prodotto, link:
https://www.alimentinutrizione.it/tabelle-nutrizionali/210010)
 
La maggior parte dei casi di botulismo infantile associati al miele sono stati causati dal consumo di questo prodotto dell’alveare che è risultato contaminato da spore di C. botulinum (4).
Così come riportato da Hazzard e Murrel (5), allo stato attuale non esistono procedure o trattamenti tali da consentire la prevenzione della contaminazione del miele da parte delle spore di C. botulinum o altri clostridi neurotossinogeni.
I trattamenti termici di inattivazione delle spore invece non sono praticabili per un prodotto del genere, dato che comporterebbero una variazione significativa nelle sue caratteristiche sensoriali.
 
Senza strategie efficaci di prevenzione e risanamento, non rimane che la corretta alimentazione.
 
A proposito di ciò, attualmente è ormai diffusa (e lo riteniamo assolutamente corretto) la precauzione di evitare il consumo del miele in lattanti con età inferiore ad un anno per prevenire il botulismo infantile, una precauzione tra l’altro adeguatamente supportata da CDC (6), che già nel 2004 sottolineava l’importanza di NON somministrare miele a soggetti di età inferiore ai 12 mesi.
La stessa raccomandazione è stata ribadita da FDA nel 2018 che sul suo sito si è così pubblicamente espressa:
“FDA REMINDS PARENTS NOT TO FEED HONEY TO CHILDREN YOUNGER THAN 1 YEAR”
 
BOTULISMO INFANTILE ED ETICHETTATURA DEL MIELE
 
Ad oggi in UE non sussiste obbligo per le aziende alimentari di indicare in etichetta che il prodotto non è adatto all’alimentazione dei lattanti (età inferiore ai 12 mesi). Tale indicazione rimane volontaria, anche se rappresenterebbe un elemento importante ai fini sanitari per la tutela della salute del consumatore.
 
La mancata obbligatorietà di questa indicazione in etichetta trova la sua giustificazione in base a quanto espresso dalla Commissione Europea il 14 giugno 2003 (potete trovarla qui:
https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2003:268E:0031:0033:EN:PDF).
 
La Commissione ha risposto ad un’interrogazione scritta codice E‑3344/02 relativa all’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta il rischio di contrarre il botulismo infantile a seguito dell’assunzione di miele da parte dei lattanti.
Nello specifico è stato confermato che l’unico rischio biologico legato all’assunzione di miele riguarda il botulismo infantile.
Nella stessa risposta la Commissione (nella persona di Mr Byrne) aggiunge che:
(I) le modalità di trasmissione sono ancora sconosciute,
(II) l’ambiente riveste un ruolo principale come fonte di infezione per i bambini,
(III) il rischio relativo al botulismo infantile in Europa è estremamente basso,
(IV) il livello e la frequenza di contaminazione del miele per C. botulinum sono piuttosto bassi.
 
In ragione di ciò il Comitato scientifico non ha ritenuto obbligatorio riportare tale dicitura in etichetta.
 
La Commissione ha raccomandato invece una campagna di informazione efficace ed approfondita sui rischi relativi al botulismo infantile tramite fogli informativi, etichette o consigli ai professionisti della sanità e consumatori finali, con l’obiettivo di sensibilizzare e responsabilizzare il consumatore finale.
 
IL RUOLO DELLA POLVERE E DEL TERRENO
 
Il contributo da parte del miele all’insorgenza del botulismo infantile è un fatto sufficientemente acclarato, così come quello associato ad altre fonti ambientali (es. polvere e terreno), che in alcuni casi può costituire un rischio parecchio rilevante, così come rilevato da Long et al. (7).
 
Secondo i dati epidemiologici statunitensi, nelle aree geografiche in cui le occupazioni dei genitori spesso comportavano il contatto con il terreno, gli stessi ceppi di Clostridium botulinum sono stati recuperati sia dalle feci dei neonati che dalle scarpe da lavoro dei genitori (7).
In altre circostanze gli episodi di botulismo infantile sono stati correlati alla polvere prodotta dai lavori di ristrutturazione degli ambienti domestici (8].
 
L’Istituto Superiore di Sanità riporta che la movimentazione del suolo, come nei casi di nuove costruzioni o lavori agricoli, può costituire un fattore di rischio (9).
 
BIBLIOGRAFIA:
 
(1) https://www.iss.it/malattie-rare/-/asset_publisher/9PBa3dbogbRa/content/botulismo-infantile
 
(2) https://www.iss.it/documents/20126/2293568/Botulismo_Infantile_Info_genitori.pdf/716f6965-4cd0-2036-3093-86decfeb53c8?t=1575727007658
 
(3) https://www.iss.it/documents/20126/2293568/Il_botulismo_infantile.pdf/b185df90-5a66-8d3b-9015-dbafa2830dc8?t=1575727107046
 
(4) Hauschild, A.H.W., Hilsheimer, R., Weiss, K.F. and Burke, R.B. (1988) Clostridium botulinum in honey, syrups and dry infant cereals. J. Food Prot., 51, 892–4.
 
(5) Hazzard, A.R. and Murrell, W.G. (1989) Clostridium botulinum, in Foodborne Microorganisms of Public Health Significance, (eds. K.A. Buckle et al.), 4th edn, Australian Institute of Food Science and Technology (NSW Branch), Food Microbiology. Group, Pymble, NSW, Australia, pp. 177–208.
 
(6) CDC (2004) Botulism–General Information.
 
(7) Long, S.S., Gajewski, J.L., Brown, L.W. and Gilligan, P.H. (1985) Clinical, laboratory and environmental features of infant botulism in Southeastern Pennsylvania. Pediatrics, 75, 935–41.
 
(8] Fenicia L, Anniballi F, Aureli P. Intestinal toxemia botulism in Italy, 1984-2005. Eur J Clin Microbiol Infect Dis 2007; 26:385-94.
 
(9) Felicia L, Annibali F., “Infant botulism”, Ann Ist super sAnItà 2009 | Vol. 45, no. 2: 134-146